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Panuro, paesino di quattrocento anime adagiato sulle pendici settentrionali dei Peloritani, rappresenta lo scenario naturale di Maschere e corazze, romanzo ambientato negli anni Settanta e narrante le intrecciate vicende di alcuni dei suoi abitanti. La versione integrale dà ampio spazio alle dinamiche psichiche dei vari personaggi, impegnati a sviluppare tutta una serie di strategie compensative al fine di proteggersi dai traumi e dalle difficoltà che la vita impone loro. Come risultato, molti di essi si trovano a indossare un insieme di maschere e corazze che, filtrando la loro realtà, danno luogo a numerose vicende tragicomiche. La trasposizione a opera teatrale ha naturalmente richiesto una rivisitazione del testo, come anche un vigoroso sfoltimento di numerose ramificazioni narrative, al fine di poter rientrare nei canoni e nei tempi teatrali. Dunque, molti personaggi sono stati "sacrificati", mentre i "sopravvissuti" hanno acquisito freschezza, spontaneità e attendibilità. In quest'ottica è stato ritenuto opportuno, ad esempio, trasporre alcuni dialoghi in dialetto siciliano, decisamente più diretto e musicale rispetto alla lingua nazionale. Alla fine, ha preso corpo un'opera meno consistente di quella originaria, ma decisamente più agile e incisiva.